Ostello e centro nordico a San Bernardino

1997 – 2001

Collaboratori
Natalie Tavelli
Claudio Mascari

La costruzione si trova al margine del villaggio di San Bernardino, su un pendio che scende lungo il fiume Moesa. A ridosso di questo pendio si trova un ampio piazzale ricavato con il materiale di scavo della vicina galleria autostradale. Si compone di un piano terreno, e di due piani seminterrati. I locali richiesti si suddividono in tre parti. Al piano terreno si trovano i locali comuni quali l’entrata, il refettorio e una saletta, come pure i rispettivi locali di servizio quali la ricezione, il chiosco e la cucina. Questo piano è caratterizzato da ampie vetrate che permettono di stabilire un rapporto visivo diretto con il paesaggio circostante, costruito e naturale. Il soffitto ribassato e la lampada a parapetto, che nascondono il telaio delle finestre, come pure il fatto che le vetrate siano aggettanti rispetto alla facciata, contribuiscono ad accentuare ulteriormente questo rapporto.

Il carattere estroverso del pian terreno si contrapporre all’ambiente intimo e raccolto delle camere situate nei seminterrati, che instaurano un rapporto più vicino con il fiume. Contro montagna sono organizzati i diversi spazi di servizio. Un centro nordico è stato pure integrato nell’edificio. La scelta di prevedere la stessa facciata vetrata sia verso il villaggio che verso il piazzale si giustifica per evitare di creare una condizione di retro. In questo modo il piazzale, che, in precedenza, rappresentava un infelice scarto di territorio, acquista una nuova dignità in previsione di sistemazioni future. La quota superiore della costruzione riprende quella delle costruzioni del paese oltre il fiume. Si instaura quindi un diretto rapporto con il paese creando uno spazio, al centro del quale si trova il fiume Moesa. In precedenza quest’ultimo rappresentava il limite di San Bernardino, ora la sua centralità nello spazio permette all’ostello di far parte del paese, e In questo senso la costruzione, con la sua trasparenza, può essere interpretata quale limite che unisce due realtà distinte, il piazzale da una parte ed il paese dall’altra, dando ad ognuna un nuovo significato.

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